In marzo vi abbiamo raccontato come viene vissuto il Ramadan in laboratorio. Ora però, che il sacro mese del digiuno è appena terminato, Rahela, Hanan, Imen, Kanwal, Beauty e Salha, Sadia e Shazia ci raccontano come si festeggia questa ricorrenza così importante per loro.
Qual è l’ultimo giorno di Ramadan?
“Non lo sappiamo fino all’ultimo momento” ci rispondono ridendo. “Quest’anno è caduto il 10 aprile, ma lo abbiamo scoperto solo il giorno prima.”
Infatti la festa di fine digiuno, chiamata Eid al-fitr, dipende dalla luna: quando appare nel cielo il primo spicchio di luna crescente, ha inizio il nuovo mese lunare che appunto segna il termine del Ramadan. Per sapere la data precisa i credenti si affidano alle autorità religiose che osservano il cielo per determinare il momento esatto della nascita lunare. Visto che ciò dipende anche dalla posizione geografica, l’ultimo giorno è diverso in paesi differenti.
“Ci teniamo informate attraverso internet” ci spiegano, aggiungendo che il mese di Ramadan può durare 29 o 30 giorni ma non di più, e che il riferimento geografico da seguire qui in Italia è quello dell’Arabia Saudita.
Quali sono le prime cose che fate al termine del mese di digiuno?
Tradizionalmente, appena arrivava la notizia, le donne si facevano tatuaggi con l’henné sulle mani loro e dei loro figli, perché ad esso vengono riconosciute proprietà di portafortuna.
“In Marocco ai neonati viene tatuato anche un piede oltre alla mano” aggiunge Hanan.
Ci sono dei preparativi che fate nei giorni precedenti?
“La casa deve essere ben pulita e ci mettiamo avanti con i lavori già prima per essere pronte per il grande giorno.”
Oltre a questo, verso la fine del mese iniziano a preparare i dolci tipici che verranno serviti durante Eid.
Le ricette variano da paese a paese, ma molti degli ingredienti utilizzati sono comuni. Le nostre allieve, che arrivano da Marocco, Tunisia, Bangladesh e Pakistan, prepareranno dolcetti a base di miele, datteri, pistacchi e noci, che potranno essere aromatizzati con cardamomo, rosmarino, fiori di arancio o noci.
“Il dolce della festa è il Mishti, che significa letteralmente dolce” ci dice Rahela.
Anche le pietanze sono particolarmente elaborate e soprattutto c’è una grande varietà di piatti.
Come si svolge il giorno della festa?
La mattina presto tutti si fanno la doccia perché donne, uomini e bambini devono raggiungere la purezza per poter recitare la preghiera dell’alba. Chi può si reca in moschea per la preghiera collettiva, chi è impossibilitato pregherà invece in casa.
“Questo è un giorno in cui indossiamo dei vestiti speciali. Li compriamo nuovi per tutta la famiglia” e sullo schermo dei cellulari ci mostrano gli abiti della festa, lunghi, eleganti, con colori accesi e fini ricami, come il sari che si usa in Bangladesh o la jellaba tipica del Marocco. “I vestiti li possiamo cucire anche noi” dice Kanwal, sarta esperta che ha confezionato i completi non solo per se stessa, ma anche per le sue quattro figlie.
“I mariti, se ne hanno la possibilità, fanno qualche regalo alla moglie: un gioiello, un vestito, le scarpe oppure dei soldi.” Dopo la preghiera, nel loro paese di origine è tradizione andare a visitare i parenti e gli amici che abitano nelle vicinanze, spesso scambiandosi del cibo. Non ci sono dei riti particolari, si fanno solo delle chiacchiere in libertà. “Ma qui in Italia non abbiamo i nostri nonni, i cugini e le cugine, solo il marito e i figli. Per sentire i nostri cari abbiamo fatto un giro di telefonate, ma non è lo stesso…” La festa qui dura infatti solo un giorno, mentre a casa loro erano abituate a festeggiare per 2-3 giorni. “Da noi in Bangladesh la scuola è chiusa per una settimana” aggiunge Beauty. I bambini vanno in gruppo a fare il giro di saluti, e in ogni casa gli anziani regalano loro dei soldi. “Si chiama Eidi, che significa regalo, e alla fine i bimbi hanno proprio un bel borsellino pieno di monete.” La sera, dopo il tramonto, ci si mette a tavola e si consuma tutti insieme il pasto celebrativo. Ecco che le nostre allieve ci raccontano con allegria e orgoglio le loro preparazioni. Rahela ha cucinato il piatto tipico del Bangladesh, il Biryani, riso aromatizzato con chiodi di garofano, cannella, cardamomo, cumino e coriandolo che accompagna piatti di carne altre tanto speziati. Beauty ha cucinato riso con piselli, manzo piccante e pollo aromatizzato con cumino e coriandolo e zenzero. (E ne è rimasto abbastanza da portarne una generosa porzione il giorno dopo in laboratorio, da fare assaggiare a tutte noi!). “Mi piace cucinare” afferma con un sorriso timido, mentre ci fa provare anche il dolce della festa, il lascha shemai. “E’ una ricetta del nostro paese che si fa mettendo a bollire il latte, l’uvetta, il cardamomo e l’alloro, poi si aggiungono i vermicelli di pasta Kataifi”. Il piatto della tradizione marocchina per celebrare la fine del Ramadan è il Cous-cous, “Io lo faccio con semola al vapore, verdure e carne” specifica Hanan. “In Tunisia facciamo la Mloukhia, è una zuppa a base di foglie di mloukhia finemente tagliate e carne, ma qui in Italia non riesco a trovare questa pianta” dice Imen mentre ci fa vedere le foto della salsa verde scuro e delle foglie che vengono utilizzate per prepararla.
Tra piccoli particolari elencati uno dopo l’altro, le immagini di vestiti sgargianti e tavole imbandite sui display dei cellulari, il racconto delle nostre allieve diventa nostalgico e i sorrisi più malinconici. E non certo a causa degli ingredienti che mancano per preparare le loro ricette tradizionali. La mancanza vera è quella dei loro familiari, i loro volti cari, il calore dei loro abbracci.