Il Ramadan vissuto nel nostro laboratorio

La quotidianità e le sfide di un progetto sociale
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Il Ramadan vissuto nel nostro laboratorio

Il Ramadan vissuto nel nostro laboratorio 500 500 Associazione Terra Verde

Nel 2024 il Ramadan, il mese più importante del calendario lunare islamico, inizia l’11 marzo. Questa festività non cade sempre nello stesso periodo, ma si sposta di mese in mese, anticipando l’inizio di 11 giorni ogni anno. È un periodo dedicato alla preghiera, al digiuno, alla meditazione e all’autodisciplina.

Chi arriva in Italia da un paese musulmano si deve abituare a celebrare questo momento così importante fuori dal suo contesto abituale e deve trovare il modo di adeguare i riti e la quotidianità a una situazione del tutto nuova.

Rahela, Hanan, Imen, Kanwal, Beauty e Salha sono nostre allieve da tempo, mentre Sadia, Tanzeela e Shazia hanno iniziato il loro percorso proprio in questi giorni. Arrivate in Italia da Bangladesh, Marocco, Pakistan e Tunisia, tutte sono musulmane e celebrano il Ramadan con dedizione.

È la prima volta che questa celebrazione coinvolge l’intero gruppo e inevitabilmente il digiuno e la riorganizzazione delle giornate (come la sveglia di notte per mangiare prima del sorgere del sole), specie nel primo periodo, influenzerà il percorso formativo.

Quali sono le sfide che il gruppo operativo deve affrontare per garantire un buon equilibrio interno e un funzionamento senza intoppi in questo mese così particolare?

Ve lo racconta Erika che, come presidente dell’Associazione, si fa carico dell’organizzazione dell’attività del progetto WAW.

Come Associazione abbiamo sempre cercato di garantire la massima inclusività e di venire incontro alle esigenze delle nostre allieve. Ma non nego che non sempre è facile trovare il giusto equilibrio.
Nei primi giorni di Ramadan in laboratorio è tangibile una sorta di euforia dovuta all’inizio di questo periodo di grande impatto emotivo e le regole religiose vengono osservate con grande devozione ed entusiasmo.
Poi però subentra un calo nelle condizioni fisiche, dovuto al digiuno diurno e alla mancanza di un sonno ristoratore.

Inoltre può capitare che ci richiedano un cambiamento degli orari di presenza in laboratorio, che comporta una modifica anche nella nostra organizzazione quotidiana, visto che abbiamo creato un sistema in cui tutte le attività e le mansioni sono strettamente interconnesse.
Naturalmente tutto ciò influisce sul lavoro di gruppo, sul percorso formativo delle nuove arrivate e sulle fasi di produzione dei manufatti. La nostra sfida è quella di tutelare al massimo il buon funzionamento del laboratorio, che non si può fermare, e al contempo ascoltare il vissuto delle nostre allieve, che hanno una storia e una situazione personale difficili alle spalle.
Come? Con le allieve che seguiamo da molto tempo, abbiamo avuto modo di instaurare un rapporto di fiducia e abbiamo aperto diversi momenti di dialogo per comprendere le loro richieste, ma anche di confronto affinché maturi una presa di responsabilità rispetto ai ruoli che stiamo costruendo insieme all’interno dell’associazione.
La mediazione non sempre è facile, mai immediata, ma stiamo cercando di costruire insieme un percorso condiviso.”

Se volete approfondire cosa significa per loro e come è cambiato in Italia il modo di celebrarlo, vi ripostiamo il video di Rahela e Hanan girato lo scorso anno.


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