“Sedermi a scuola e leggere i libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto” – Malala Yousafzai.
Settembre, chi di voi non lo associa all’inizio dell’anno scolastico? Noi lo diamo per scontato, ma siamo sicuri che sia così per tutti?
Il diritto di imparare
Tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 al punto 4 troviamo il diritto all’istruzione: “Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti.
Sebbene avere garantita la possibilità di studiare sia uno dei diritti umani fondamentali, ancora oggi milioni di bambine e bambini, in molte parti del mondo non hanno la possibilità di andare a scuola per molteplici ragioni. Tra i principali ostacoli troviamo la povertà, l’instabilità politica, i conflitti armati e i disastri naturali. Vivere in aree rurali, appartenere a minoranze etniche, o il semplice fatto di essere nata femmina sono fattori che in diversi paesi rendono difficile o addirittura impediscono del tutto l’accesso all’istruzione. Nei ceti più poveri si preferisce far studiare i figli maschi, mentre le bambine sono spesso costrette a matrimoni forzati per non gravare economicamente sulla famiglia. Secondo dati Unicef, circa 13o milioni di ragazze non vanno a scuola e dei 781 milioni di adulti analfabeti nel mondo quasi due terzi sono donne.
Purtroppo nemmeno coloro che frequentano la scuola con costanza riescono sempre a trarre reali benefici dalle lezioni. Molti bambini arrivano a scuola affamati, malati o esausti a causa del lavoro o delle responsabilità domestiche. Inoltre, la mancanza di insegnanti qualificati e di materiali didattici idonei, le strutture improvvisate e la scarsità di servizi igienici fanno sì che milioni di alunne ed alunni non possano sfruttare a pieno il tempo passato a scuola.
Le conseguenze sono allarmanti: oltre 600 milioni di bambini e adolescenti in tutto il mondo non riescono a raggiungere livelli minimi di alfabetizzazione e di competenze matematiche, nonostante due terzi di loro frequentino regolarmente la scuola. (fonte: UNICEF).
E se mancano le basi?
L’istruzione ricevuta nell’infanzia ha un effetto domino sullo sviluppo di un’intera vita. Chi non ha avuto accesso a una formazione di qualità non avrà le nozioni necessarie per prendere decisioni consapevoli, per conoscere i propri diritti e per provare a uscire dalla sua condizione di povertà.
Abbiamo visto questo atteggiamento passivo tante volte, durante i primi incontri con le donne che vengono accompagnate nel nostro laboratorio dagli assistenti sociali. Arrivano in Italia per decisione del marito, non per scelta personale e per i primi anni vivono in una condizione quasi di reclusione: escono di casa solo raramente e sempre per motivi legati alla famiglia.
I Servizi Sociali per dare loro maggiore autonomia le orientano prima possibile a un corso di italiano. Iniziare a parlare la lingua sarebbe infatti il primo passo necessario verso l’integrazione e una maggiore indipendenza personale. Nei primi tempi però abbiamo potuto notare quanto subiscano questa imposizione e non siano realmente motivate ad apprendere. Infatti frequentare i corsi di lingua senza un interesse di fondo non dà i frutti desiderati e non è sufficiente per fare scattare in loro la scintilla dell’iniziativa.
Senza basi culturali solide ed essendo cresciute in contesti in cui erano le altre persone a prendere decisioni cruciali al posto loro, mancano di un atteggiamento propositivo e non sono abituate ad avere delle aspirazioni personali.
Ricominciare in età adulta
Per chi di loro arriva in Italia in un’età più avanzata la sfida è ancora più dura. Come per Beauty, una delle nostre allieve, che deve imparare una lingua straniera da adulta senza aver ricevuto nessuna istruzione scolastica durante l’infanzia.
“Per me cominciare una vita nuova in un paese sconosciuto non è stato facile” racconta. “Poter parlare in italiano mi serve per andare a fare la spesa e spostarmi in città. Sarà per l’età, o perché da piccola non sono andata a scuola ma per me è molto difficile impararlo. Prima mi aiutava mio marito, ma da quando è andato a lavorare a Londra sono rimasta da sola con i miei figli.”
Ora Beauty deve cavarsela da sé e persino i compiti semplici come trovare la linea dell’autobus corretta o chiedere informazioni diventano degli scogli da superare. Per questo motivo, la stiamo supportando con lezioni individuali di italiano. “Ieri per la prima volta ho chiamato da sola al telefono la mia dottoressa” aggiunge soddisfatta. Quello di Beauty è un timido inizio di autoaffermazione che le permette pian piano di cominciare a prendere in mano la propria vita.
Impara l’arte e mettila da parte
Non tutte le nostre donne hanno una storia simile alla sua. Alcune sono arrivate in Italia con una formazione di livello secondario o addirittura universitario, o ancora con competenze tecniche precise, ma non hanno visto riconosciute e valorizzate le proprie conoscenze. Storie simili ce le raccontano Hanan, che ha fatto studi da sarta in Marocco e Rahela, che in Bangladesh si è laureata in economia e ha conseguito anche un master. “Nel mio paese lavoravo in banca, all’assistenza clienti” spiega Rahela “ma in Italia non sono riuscita a fare riconoscere la mia laurea.”
Uno spazio di socializzazione
Un ulteriore stimolo per aprire i propri orizzonti cerchiamo di offrirlo noi. Per Beauty, come per le altre, frequentare il laboratorio permette di fare nuove conoscenze e di sperimentare insieme diverse attività.
“Veniamo da paesi diversi: Marocco, Bangladesh, Tunisia, Pakistan. Tra di noi cerchiamo di parlare in italiano, ma a volte usiamo i gesti” dice Hanen sorridendo.
Come le invitiamo a socializzare? Il segreto sta nel metodo origami che usiamo per produrre le ceramiche e con il quale l’interazione è fondamentale. Nessuna è un’ isola, ma tutte sono interconnesse e la lingua comune per poter lavorare insieme, ma anche per fare amicizia è per forza l’italiano. Finalmente hanno un buon motivo per impararlo!
Ed è stato proprio per questo che ci hanno chiesto di attivare delle lezioni individuali, per poter apprendere la lingua più velocemente e con più efficacia. Una richiesta che non vedevamo l’ora di accontentare. Ci siamo rivolte al Centro servizi di Volabo per trovare delle volontarie e dopo poco siamo state in grado di programmare le lezioni di alfabetizzazione per Beauty, livello L2 per Rahele e Salha, e quattro incontri interculturali per l’intero gruppo.
Ringraziamo le nostre insegnanti volontarie, Beata, Cristina e Khadija, per il loro impegno ed entusiasmo!
Approfondimenti:
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Le barriere al diritto all’educazione nel mondo
Ricominciare la vita in un nuovo paese da anziani